L’enneagramma, strategia di self help
Esistono molte teorie di personalità che fanno riferimento a diversi autori e scuole di pensiero, e tutte impegnate a formulare interpretazioni sul chi siamo e perché ci comportiamo in un certo modo. Spesso queste teorie sono collegate anche alla strategia di self help, di auto aiuto, finalizzate alla crescita individuale e/o collettiva. L’enneagramma è una di queste teorie e di sicuro ha un ruolo non secondario nel panorama psicologico, ma non solo, data la varietà di applicazioni. Il discorso è stato approfondito in un corso tenuto da padre Arnaldo Pangrazzi presso la Struttura Hospice della ASL di Salerno e promosso dall’Associazione Noi per te. Padre Arnaldo è presidente dell’Associazione Italiana Enneagramma ed è uno dei suoi più illustri componenti. Si avvale di una lunga esperienza che continuamente arricchisce e valorizza viaggiando in tutto il mondo, confrontandosi con i contesti più diversificati.
Le origini dell’ennegramma sono antichissime e il simbolo che lo rappresenta (una stella a nove punte racchiuse in un cerchio che ricorda molto l’immagine dell’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci) si ritiene fosse utilizzato in alcune scienze quali l’astronomia, la matematica, la chimica, e anche in discipline filosofiche, arte, musica.
Il termine “enneagramma” è una parola che deriva dal greco, ed è composta da due termini: ennea (nove) e grammi (punti). Le sue origini si fanno risalire al medioevo, ai sufi mussulmani che, alla stregua di monaci francescani, rinunciando ai beni terreni e privilegiando il rapporto con Dio, si interrogavano sulle capacità, modalità e ostacoli che l’uomo affronta nel suo percorso di avvicinamento a Dio. Successivamente molti altri studiosi hanno ripreso e approfondito la teoria che si è andata via via arricchendo.
La divulgazione della teoria avviene negli anni settanta negli Stati Uniti (Chicago e Berkeley) ad opera di gesuiti che lo hanno utilizzato come strumento di accompagnamento umano e spirituale anche all’interno delle comunità.
Molto interessante e illuminate la catalogazione dei “centri” di energia o intelligenza su cui si basa la teoria e da cui derivano quindi le personalità: centro viscerale, o istinto, centro emotivo o del sentimento, e centro intellettivo o del pensiero. In ogni personalità un centro prevarrà sull’altro andando a configurare tre tipologie per ogni centro, quindi nove personalità in tutto. Le tipologie dove prevarrà il centro viscerale saranno quelli definiti: idealisti (il n.1), capi (8) e mediatori (9); nel centro emotivo troviamo: aiutanti (2), organizzatori (3), artisti (4); nel centro del pensiero: osservatori (5), collaboratori (6), ottimisti (7). Ognuna di queste personalità avrà una modalità sua tipica di approcciare la vita, le sfide, il rapporto con gli altri, e una tipologia ben definita di dinamiche inconsce che inducono l’individuo a un comportamento piuttosto che a un altro. Allo stesso tempo ogni tipologia sviluppa meccanismi di difesa e “trappole emotive” che potranno imprigionarlo in atti reiterati e inconsapevoli. Ovviamente ogni tipologia avrà anche, al suo interno, alcune componenti degli altri “numeri”.
La conoscenza, e quindi la consapevolezza delle qualità di ogni persona, è fondamentale per aiutare l’individuo e metterlo su percorsi liberatori e di miglioramento e questo approccio può essere un valido supporto. La teoria, partita su basi religiose da cui ha tratto spunto per interrogarsi sulle caratteristiche dell’uomo, sui suoi conflitti interiori ed esteriori, e sulle sue capacità di migliorarsi, può essere utile sia che il suo cammino sia diretto a una spiritualità pura, sia che voglia mettere a fuoco le sue potenzialità e perfezionarle. Varie discipline hanno arricchito man mano la teoria che, avvalendosi di apporti provenienti dalla psicologia, dalla psichiatria e dalla pedagogia, l’hanno resa applicabile in vari contesti.
Come scrive padre Arnaldo Pangrazzi:
L’enneagramma non è una dottrina di salvezza, ma uno strumento che aiuta a fare verità su sé stessi. La singolare valenza dello strumento di integrare creativamente i principi della spiritualità con i contributi della psicologia, ne hanno favorito l’utilizzo come strumento privilegiato per l’autoconoscenza, la direzione spirituale, lì educazione dei giovani, il rapporto di coppia, l’ambito aziendale, la dinamica di gruppo, il lavoro di equipe.
Varrà la pena approfondire per curiosare dentro le nostre virtù e i nostri difetti, le nostre paure e le nostre capacità, affinché la strada che percorriamo e percorreremo sia sempre più, per quanto possibile, una scelta sana e consapevole.
Dott.ssa Franca Grosso